Didattica Digitale (Digital Didactic) per l'inclusione degli alunni BES nella scuola secondaria

Didattica Digitale (Digital Didactic) per l'inclusione degli alunni BES nella scuola secondaria




1. INTRODUZIONE

Le motivazioni e ragioni che mi hanno portato a trattare questo tema “didattica digitale”, ovvero la didattica che si può svolgere tramite dispositivi multimediali, sono state alcune considerazioni che ho potuto sviluppare tramite l’osservazione svolta nel tirocinio diretto (per cui si rimanda a tale documento per la riflessione approfondita) e, infine, la mia predisposizione ad utilizzare slides e componenti elettronici nella vita quotidiana.

Quindi, dopo la precedente premessa, i punti sviluppato dal seguente elaborato vertono sulla 1) digitalizzazione degli ambienti scolastici e la Circolare Ministeriale n. 8 in cui si fa riferimento all’espressione Bisogni Educativi Speciali; 2) al conseguente utilizzo dei dispositivi per eliminare le barriere all’apprendimento. In seguito, 3) si accenna l’Universal design for learning; 4) come e quali strumenti multimediali si possono impiegare per facilitare l’inclusione delle varie tipologie di disabilità in un contesto scolastico e sociale. Infine, 5) si sviluppa un focus sulla realtà aumentata (augmented reality) come metodologia innovativa da utilizzare a scuola per la spiegazione di ogni materia.

2. BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI & DIDATTICA PERSONALIZZATA NELLA NORMATIVA SCOLASTICA

Nel 2012 con la Direttiva Ministeriale del 27 dicembre e nel 2013 con la Circolare Ministeriale n. 8 si fa riferimento all’espressione Bisogni Educativi Speciali (BES)1. I BES comprendono tre grandi categorie: la disabilità; i disturbi specifici di apprendimento e/o disturbi evolutivi specifici e lo svantaggio socioeconomico, linguistico o culturale. La direttiva stabilisce che tutti gli alunni BES abbiano pieno accesso agli apprendimenti e quindi di poter usufruire di una didattica personalizzata, diversificata sulla base delle esigenze e degli obiettivi formativi individuali. Questa classificazione deriva dal modello ICF (International Classification Functioning) dell’O.M.S. (2002)2 secondo cui il concetto di disabilità è bio-psico-sociale sulla salute e sul funzionamento (fattori ambientali e contestuali oltre che personali) e non più una visione strettamente medica e delle azioni che non può eseguire una persona. Sempre tramite la lettura dell’ICF, il contesto può diventare facilitatore o barriera a seconda se ostacola o favorisca l’attività e la partecipazione attiva della persona. Sempre nell’ICF, tra i fattori ambientali possono rappresentare un supporto per favorire l’attività e la partecipazione di tutte le persone, ovvero l’inclusione vi sono le tecnologie dell’informazione e della comunicazione e gli ausili multimediali (da ora abbreviate in TIC), ovvero l’insieme dei metodi e delle tecnologie utili alla trasmissione, ricezione ed elaborazione di informazioni, comprendendo sia quelle web che digitali.



1. TECNOLOGIE DELL’INFORMAZIONE E DELLA COMUNICAZIONE NEGLI ISTITUTI SCOLASTICI

«Se possiamo dunque dimostrare che le tecnologie contribuiscono a migliorare qualche aspetto del contesto e della vita scolastica, senza effetti controproducenti sugli apprendimenti, sarebbe poco sensato contrastarne l’impiego» Antonio Calvani 3

Con la modernizzazione della società dovuta all’evoluzione digitale, la tecnologia è entrata anche nel mondo scolastico. Infatti, con il Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD)[1], il Ministero dell’Istruzione e della Ricerca ha erogato una serie di investimenti dal 2008 per la digitalizzazione degli istituti scolastici di ogni ordine e grado (es. Azione LIM, Azione Cl@ssi 2.0, Azione Scuol@ 2.0, Azione wi-fi). Questo processo è recentemente stato rilanciato anche con la Buona Scuola (legge 107/2015). Il motivo principale è che da indagini statistiche a livello nazionale l’Italia è ventitreesima in Europa per competenze digitali di base oltre che essere uno dei paesi con l’età più anziana dei docenti, di conseguenza si presume che essi siano prevalentemente immigrati digitali e, quindi, non abbiano buoni rapporti con la tecnologia e le sue applicazioni nell’apprendimento.

Attraverso il PNSD, quindi, si creano le basi per un utilizzo quotidiano delle TIC. Alcuni esempi di questi mezzi tecnologici sono i dispositivi portali come i tablets, computer, cellulari, ma anche i dispositivi fissi come la lavagna multimediale interattiva (LIM) oltre che i software più specializzati. Le TIC sono impiegate con forti evidenze scientifiche per la formazione e per facilitare l’apprendimento degli studenti in generale, per ridurre le barriere e perseguire l’inclusione degli alunni disabili4. Un esempio molto comune di utilizzo delle TIC nella didattica quotidiana avviene quando si ascolta la pronuncia di una madrelingua tramite un dispositivo digitale (CD rom, DVD, ecc.)5.

2. APPLICAZIONE DELLE TIC NELLA DIDATTICA PER L’INCLUSIONE

For most people, technology makes things easier. For people with disabilities, technology makes things possible”. Mary Pat Radabaugh, direttrice del centro nazionale di supporto delle persone con disabilità dell’IBM

La Legge 170/2010, all’art.5 comma 2 garantisce «[…] la didattica inclusiva […] con l’introduzione di strumenti compensativi, compresi i mezzi di apprendimento alternativi e le tecnologie informatiche…». Questo è un passo molto importante in quanto lo stato italiano si impegna ad introdurre le TIC per rendere l’apprendimento più inclusivo, individualizzato e personalizzato per le persone con bisogni speciali. Infatti; gli strumenti digitali permettono di ridurre o addirittura eliminare le barriere che si creano ogni giorno nella società e che potrebbero non permettere la fruizione dell’educazione da parte dei disabili 6–8.

3. UNIVERSAL DESIGN for LEARNING

Ogni metodologia didattica, per essere un’attività inclusiva, è necessaria che rispetti le linee guida dell’Universal Design for Learning (UDL) 9. In breve, l’UDL modifica l’organizzazione dell’ambiente di apprendimento, invece che lo studente. Esso si compone di tre principali caratteristiche:

1) Molteplici modi di coinvolgimento, ovvero si richiede che l’ambiente ed il contenuto suscitino interesse nello studente. Il fine ultimo è quello di formare discenti decisi e motivati.

2) Molteplici modi di presentazione del contenuto. In questo contesto devono essere applicate tutte le metodologie di rappresentazione utili ad essere comprese da ogni studente (verbali, visive, uditive, ecc.). Il fine ultimo è quello di formare alunni intraprendenti e competenti.

3) Molteplici modi di azione ed espressione. In questa categoria rientrano tutte le azioni che permettono differenti alternative di espressione e comunicazione per sviluppare le funzioni esecutive. Il fine ultimo è quello di formare discenti strategici ed orientati all’obiettivo.



4. SUPPORTI TECNOLOGICI PER L’INCLUSIONE

Si può ritenere che ci siano dispositivi multimediali adatti all’inclusione scolastica per ogni tipologia di disabilità: ad esempio, un alunno ipovedente grave, tramite le TIC, può aumentare lo zoom delle schermate, utilizzare la dettatura per scrivere e/o per la lettura automatica 10. Invece, uno studente disgrafico può utilizzare una tastiera al posto della penna. Di seguito si propone una tabella con le principali disabilità e le barriere nell’ambiente scolastico, ma anche nella società, e i relativi prodotti digitali che ne permettono un’inclusione migliore. Un altro caso molto rilevante nell’inclusione scolastica degli alunni (disabili e non) si è potuto osservare con la pandemia dove la didattica a distanza (DAD), svolta tramite le TIC, è stata di primaria importanza per poter garantire il servizio di istruzione e formazione di ogni ordine e grado 11.

1. PUNTO DI VISTA DEGLI INSEGNANTI DI SOSTEGNO SULL’USO DELLE TIC

Secondo il punto di vista degli insegnanti di sostegno italiani in formazione e di ruolo, si conosce che le TIC sono molto utili per eliminare le barriere che gli alunni BES incontrano ogni giorno, in quanto sono strumenti adattabili e malleabili per rispondere alle esigenze personali. Inoltre, sono ritenuti utili anche per valorizzare gli stili di apprendimento e la motivazione. Un punto a sfavore delle TIC a scuola è che i ragazzi si possono distrarre solo dall’avere un dispositivo collegato ad internet 13.

2. SUPPORTI TECNOLOGICI PER L’ADHD

Si apre una piccola parentesi contestualizzata sull’Attention Deficit Disorder and Hyperactivity (ADHD) in quanto è il disturbo del ragazzo con cui ho svolto il tirocinio. Questo disturbo del neuro sviluppo è un pattern di inattenzione e/o iperattività-impulsività che interferisce con il funzionamento e/o lo sviluppo. Esso ostacola tutta la quotidianità (famiglia, scuola, relazioni sociali); infatti, riduce la capacità esecutiva, la memoria di lavoro, la capacità attentiva e causa problemi nel mantenimento dei comportamenti. Inoltre, le persone con questo disturbo si dimenticano di eseguire azioni critiche in certi momenti della giornata, non riescono ad organizzare gli impegni e gli obiettivi per un fine a medio/lungo termine (percezione del futuro). Infine, le emozioni e l’autoregolazione sono distorte; infatti, solitamente reagiscono impulsivamente agli eventi 14.

La sindrome di riduzione dell’attenzione mista all’iperattività è stata poco indagata in relazione all’utilizzo di tecnologie multimediali per migliorare l’apprendimento e/o l’inclusione. Si può speculare che il disturbo prevalente sia la scarsa capacità di focalizzarsi nel “qui ed ora” e nel perseguire obiettivi a medio/lungo termine 14. Proprio su questo tema si conosce che i bambini e gli adulti con ADHD sono più attenti e concentrati quando sono impegnati in attività digitali, come i videogiochi 15 o la realtà virtuale e aumentata 16. Quindi, le TIC sembrano un ottimo strumento per facilitare l’apprendimento eliminando una delle principali barriere 17.

3. REALTA’ AUMENTATA NELL’INCLUSIONE DEGLI ALUNNI BES

Da una attenta ricerca sono venuto a conoscenza di una apposita tecnologia didattica per l’inclusiva: la realtà aumentata (RA). Non ho potuto sviluppare il mio progetto di tirocinio con questa metodologia in quanto non ne immaginavo l’esistenza, nonostante, secondo il report Horizon, è una delle innovazioni che avrà più espansione ed influenza nel prossimo futuro 18.

3.1. CHE COS’E’

La RA sovrappone immagini, testo, video e audio a ciò che si vede nella realtà intervenendo su un’immagine (trigger image) ripresa con un dispositivo digitale. Questa metodologia è facilmente replicabile e adattabile ad ogni contesto di apprendimento (primaria, secondaria, università). La novità è che si riesce ad ottenere un mondo tridimensionale laddove è solitamente in due dimensioni (libro di testo). Per citare un esempio vincente di RA bisogna fare riferimento al videogame Pokemon Go® e alla sua estrema capacità e facilità di creare collaborazioni e meeting tra persone che non si conoscevano19. Al contrario della realtà virtuale, la RA la integra, ma non la sostituisce.

In pratica la percezione del mondo dell’utente viene aumentata, arricchita da oggetti virtuali ricostruiti che forniscono informazioni all’ambiente reale, […] con la RA si aumenta la percezione dell’ambiente fornendo informazioni visive che l’utente non potrebbe direttamente rilevare con i propri sensi” (Di Martino, 2011, pp. 20-21).


1.1. APPLICAZIONE DELLA REALTA’ AUMENTATA NEI LUOGHI DI ISTRUZIONE

Ad oggi, sono innumerevoli gli studi che hanno implementato la RA sia nelle scuole italiane 21–24 che estere 25–27 per progetti di ogni materia (scienze, astronomia, matematica, letteratura italiana ed inglese, storia, geografia, ecc.) 22–24,28–30.

Un motivo dei benefici di questa metodologia didattica è che si possono inserire rappresentazioni visive di esperimenti che non sarebbero possibili in realtà o a scuola permettendo una miglior comprensione 31. Quindi, si può dire che la realtà aumentata è solo limitata dall’immaginazione di chi la impiega, per cui non ha potenzialmente confini 19.

1.2. IMAGE-BASED vs LOCATION-BASED

La RA può essere image-based, ovvero si sbloccano contenuti quando si inquadra un’immagine trigger, oppure può essere location-based, ovvero quando si aggiungono informazioni mentre si rileva un oggetto esterno (es. un monumento, un panorama, ecc.). Quest’ultima modalità favorisce l’investigazione libera nello spazio esterno 26.


1.1. SOFTWARE

Un software gratuito molto utilizzato nella scuola italiana è AURASMA STUDIO22.

1.2. BENEFICI DELLA REALTA’ AUMENTATA NEL PROCESSO DI APPRENDIMENTO

1) Visualizzazione aptica, ovvero presenta la realtà in due formati, uno tattile ed uno visivo

2) Apprendimento costruttivo, learning by doing, autentico, situato, attivo, costruttivo 32,33, collaborativo, significativo e cooperativo 33–36;

3) Favorisce l’esplorazione delle cause e reazione degli avvenimenti;

4) Partecipazione aumentata 33,37;

5) Permette un approccio metacognitivo alle materie;

6) Apprendimento “divertente” 33,38

7) Permette una maggior capacità di concentrazione, attenzione, motivazione 16,33,35 e comprensione del tema in quanto si applica una ricerca reale;

8) Sviluppa le abilità spaziali, logico-matematiche, scientifiche, chimiche, meccaniche e letterarie, linguistiche oltre che tecnologiche 35;

9) Memorizzazione dei concetti migliore rispetto ad un approccio bidimensionale, si pensa perché si è immersi nel nuovo “ambiente” 33,35,39;

10) Si ritiene che aumenti la competenza visuo-spaziale 35

11) Apprendimento autogestito sotto la supervisione di un docente qualificato;

12) Aumenta la motivazione allo studio e alla ricerca individuale35;

13) Permette di realizzare progetti;

14) Lo studente è al centro dell’apprendimento;

15) Aumenta la creatività degli alunni 36;

16) Favorisce la comunicazione tra alunni e docenti 36;

17) Permette l’investigazione indipendente;

18) È un apprendimento inclusivo; infatti, da una recente review sistematica, permette di catturare maggiormente l’attenzione degli alunni BES 33. È stato implementato con successo nelle categorie protette sia per riconoscere le emozioni, ma anche per imparare vocaboli 40–43. Sicuramente sono molteplici le applicazioni, infatti può essere utilizzata da disabili visivi, psichici, motori, ecc. 36,44

1.3. EFFICACIA DELLA REALTA’ AUMENTATA IN LETTERATURA: EVIDENCE-BASED EDUCATION

Per finire, da una recente meta analisi si conosce che la dimensione dell’effetto ottenuta dall’utilizzo della RA nell’apprendimento è di 0,56 45, oppure in un range 0,55-0,74 (CI, 95%) 46 quindi è una possibilità didattica da impiegare.

2. CRITICHE ALL’APPLICAZIONE DELLE TIC PER L’APPRENDIMENTO

Se dall’introduzione su vasta scala di tecnologia nella scuola ci si aspetta un miglioramento diretto nei risultati relativi agli apprendimenti curriculari tale aspettativa è del tutto irrealistica; semmai sussistono indicazioni che rendono più probabile l’effetto opposto, una sorta di allontanamento distrattivo da tutte le attività di apprendimento che richiedono riflessione e comprensione approfondita44.

Come chiaramente e lucidamente esposto da Antonio Calvani 44 sono le metodologie e non le tecnologie in sé a fare la differenza sui risultati dell’apprendimento in quanto la dimensione dell’effetto calcolata dalle meta analisi non supera, o è borderline, rispetto alla soglia della significatività47. Inoltre, mentre gli alunni navigano in internet per la ricerca, si nota che possono avere difficoltà a focalizzare l’attenzione su ciò che è realmente utile per il compito esplorando dettagli molto spesso irrilevanti44. In aggiunta, si ritiene che ci possa essere anche un “sovraccarico cognitivo” dovuto alla continua navigazione in rete (aprendo pagine, seguendo link, ecc.) e, per finire, tra una lettura su web ed una su libro cartaceo si attivano due differenti aree corticali. Nel primo caso è la regione prefrontale che presiede alle decisioni e al problem solving; nel secondo caso sono attive le regioni che controllano il linguaggio, la memoria e l’elaborazione degli stimoli visivi48. A ciò si aggiunge che il multitasking riduce il controllo cognitivo, ovvero i giovani non sono più in grado di gestire le distrazioni che provengono da indicazioni irrilevanti per il compito49. In aggiunta, altri ancora ritengono che le nuove tecnologie abbiano ridotto il tempo di attenzione, il focus, ed aumentato il disimpegno e l’alienazione dalle attività formali50. Di conseguenza, l’impiego delle TIC deve essere saggiamente dosato durante l’età dello sviluppo in ogni studente.

3. RIFLESSIONI CONCLUSIVE PER LO SVILUPPO DELLE COMPETENZE PROFESSIONALI

Il seguente approfondimento teorico mi è servito per prendere alcuni spunti:

a. Essere consapevole dei risvolti negativi dell’utilizzo delle TIC in quanto ad attivazione corticale coinvolta; di conseguenza non prediligerò sempre e solamente l’utilizzo di dispostivi elettronici in quanto rendono l’apprendimento frammentario;

b. Dall’altra parte, però, le TIC permettono una libertà di erogazione dei contenuti (lezioni) che la carta stampata non offre, di conseguenza servono per poter adattare le nozioni alle rispettive disabilità (seguendo i principi dell’UDL);

c. Continuando il punto b) le TIC hanno innumerevoli benefici come aumentare la creatività, l’engagement, l’apprendimento self-made, ecc. (punto 9.5).

d. In particolare, la RA permette la creazione di contenuti digitali rispettando le UDL ed aumentando l’interesse e l’autonomia nello studio degli alunni.

Concludo le riflessioni sostenendo che bisogna sempre conoscere i limiti e i pregi di ogni strumento e/o metodologia per comprenderne la sua reale validità. Solo dopo questo passaggio si può progettare il suo inserimento in determinati contesti.


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