Stress ossidativo
STRESS OSSIDATIVO
Per l’identificazione precoce di condizioni di sottoprestazione sportiva
Definizione
Lo stress ossidativo (SO) è uno “sbilanciamento tra gli agenti ossidanti ed antiossidanti in favore dei primi che porta al danno molecolare, ma anche alla fatica muscolare” (1). Le sostanze che contribuiscono al SO sono atomi altamente instabili che tendono a catturare un elettrone di un accettore modificandone la formula atomica. In particolare sono le specie reattive dell’ossigeno (ROS) e del nitrogeno (RNS) come il perossido di idrogeno (H2O2), superossido (O2-) e ossido nitrico (NO-) (2). Lo stress ossidativo è praticamente implicato in ogni malattia, ad esempio i radicali liberi sono fautori dell’invecchiamento (3).
Quando si esegue l’attività fisica aumenta il consumo di ossigeno e si stima che almeno il 2% dell’O2 viene convertito in specie reattive sia nel muscolo che nel circolo sanguigno, ma questo procedimento avviene anche a riposo (4)(5). Questi elementi sono sia negativi, in quanto, se in eccesso, aumentano la fatica muscolare, provocano danni alle strutture delle molecole (lipidi, proteine, DNA, ecc.) (6)(7) e riducono le difese immunitarie (8), ma sono anche positivi, infatti in quantità moderate permettono gli adattamenti fisiologici nel muscolo (biogenesi mitocondriale, sintesi di enzimi dal potere antiossidante, sintesi delle proteine che contrastano lo stress, ecc.) (2).
Si sa che monitorare lo stress ossidativo e le sue difese (contenuto antiossidante) permette di monitorare lo stato di recupero degli atleti durante periodi di allenamento intenso in quanto è uno dei marker potenziali per identificare precocemente situazioni di sottoprestazione sportiva. Quello che non si sa, però, è se questo accumulo di SO che si rileva è una conseguenza o una causa dell’overtraining e dell’overreaching non funzionale (9).
Risposta al carico acuto
In generale, l’attività fisica aerobica od anaerobica ha la potenzialità di aumentare i radicali liberi che possono, o non possono, trasformarsi in stress ossidativo, infatti l’importante è che si superi la soglia individuale di protezione contro i RONS che è prevalentemente ottenuta da un ottimo sistema cardiorespiratorio (10). Una review e metanalisi mostra che in genere si ha un aumento delle specie reattive dopo l’allenamento in atleti (14). Una simulazione di una prova massimale di 2000m di voga aumenta in acuto i RONS (12), così come una maratona (13). Invece, in ciclisti professionisti dopo un Tour di quattro giorni c’è un aumento statistico dei RONS, ma hanno anche mostrato che le loro difese antiossidanti sono rimaste elevate ed hanno avuto un andamento parallelo agli agenti stressanti, per cui su soggetti altamente allenati questo sovraccarico non è stato in grado di sorpassare le risposte difensive (11). Questa indagine mostra come il concetto di sopportazione dello SO sia altamente specifico per ogni soggetto. Invece, in attività a basse intensità (60% del VO2max o inferiore) si ha uno stimolo per la produzione di difese contro i RONS (15). Riassumendo, per produrre le specie reattive dell’ossigeno e del nitrogeno è necessario un carico elevato (mix di intensità e durata) relativamente allo stato di allenamento del soggetto, invece attività di lunga durata e bassa intensità permettono di aumentare le difese antinfiammatorie.
Rappresentazione dell’andamento dello stress ossidativo ed infiammatorio (CRP, TNF-a, IL-6) ed antinfiammatorio (IL-10) dopo una maratona. Tratta da (13).
Risposta al carico cronico
Si conosce che nelle condizioni di sottoprestazione sportiva di genere psico-fisiche come l’overtraining (OT) e l’overreaching non funzionale (ONF) lo stress ossidativo e le sostanze pro-infiammatorie sono aumentate (16)(17)(18)(19), così come in chi mostra sintomi di malattia e di sovraccarico (20). Quello che non si conosce ancora è se questo squilibrio nell’omeostasi tra ossidanti-antiossidanti sia una conseguenza dell’OT o se sia una causa che contribuisce al suo manifestarsi (9). In numerose indagini è rilevato che lo SO aumenta con il carico elevato e si riduce durante il taper (21)(22)(23)(24). Ad esempio, in uno sciatore d’élite c’è stato il picco dello SO in concomitanza con il minimo prestazionale (25). Un ottimo studio, caposaldo di questo tema (27), mostra come dopo un protocollo di 12 settimane (nove di sovraccarico e tre di scarico) ci sia un aumento dello stress ossidativo e del contenuto di sostanze pro-infiammatorie. In particolare, la capacità totale anti-ossidativa aumenta nella fase iniziale di adattamento al carico, ma si riduce drasticamente nelle tre settimane più intense (7°-9°) in contemporanea con la situazione di sottoprestazione “conclamata”. Inoltre, il rapporto GSH/GSSG è correlato con il volume e la prestazione. Quindi, la capacità totale e il GHS/GSSG è altamente specifico per la sottoprestazione sportiva. Come ogni variabile, un periodo di de-allenamento riduce la capacità di contrastare i radicali liberi (26). Riassumendo, una sintomatologia di sottoprestazione sportiva come l’ONF e l’OT hanno aumentato la quantità di stress ossidativo sia a riposo sia durante che dopo l’attività. Un de-allenamento (infortunio, malattia, cessione dell’attività fisica) riduce le difese antiossidanti.
Rappresentazione della capacità anti-ossidativa totale durante un periodo di sovraccarico che porta alla sottoprestazione sportiva. Da notare come durante la fase iniziale ha un adattamento positivo, ma in seguito si riduce durante l’overtraining conclamato. Tratto da (27).
Rappresentazione del GSH e GSSH durante un periodo di sovraccarico che porta alla sottoprestazione sportiva. Da notare come mostrano una riduzione dall’inizio del sovraccarico con il minimo durante l’overtraining conclamato. Tratto da (27).
Misurazione & monitoraggio
Strumentazione. Esami sanguigni e laboratorio. La misurazione basale al mattino dopo due/tre giorni di scarico può essere un’ottima soluzione in quanto è relativamente lontana da fattori confondenti.
Variabili. Cambiamenti nel GSH/GSSG (rapporto tra il glutatione ridotto e ossidato, antiossidanti non enzimatici), superossido dismutasi (SOD), glutatione perossidasi (GPx), catalase (CAT), stato totale di antiossidanti (TAS) e molti altri.
Fattori confondenti
Ritmo circadiano dell’infiammazione. In atleti specialisti nel sollevamento pesi al mattino si hanno maggiori risposte infiammatorie e di stress ossidativo rispetto che lo stesso allenamento effettuato di pomeriggio o alla sera (>16:00). Però, una limitazione è che hanno utilizzato solo atleti che hanno da sempre programmato sessioni nella seconda parte della giornata (28)(29).
Variabili fisiche e contesto. Si sa che le risposte dei radicali liberi variano in base alla tipologia dell’atleta e alla sua fitness cardiorespiratoria (endurance, forza, potenza), all’esercizio che svolge (sport-specifico o aspecifico), all’intensità e durata (30)(31). Inoltre, anche altre variabili contribuiscono a confondere le risposte come, ad esempio, se l’attività sia preceduta o meno da un riscaldamento (32). Anche l’età e lo stile di vita (compreso l’alimentazione) modificano la resistenza ai RONS (10), così come l’altitudine degli allenamenti o della vita, infatti lo stress è maggiore a quote medio-alte (33), motivo per cui c’è una maggior probabilità di sviluppare condizioni di sottoprestazione nei ritiri (oltre che per un concomitante aumento del carico di lavoro).
Applicazione pratica
Rispetto al cortisol awakening response, il monitoraggio dello stress ossidativo è altamente più specifico per le condizioni di sottoprestazione sportiva (OT), ma è molto più difficoltosa la sua applicazione in quanto sono richiesti prelievi ematici ed un laboratorio. Ad oggi si consiglia solo la sua applicazione nelle ricerche universitarie.
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