Resistenza muscolare locale

RESISTENZA MUSCOLARE

Applicazione delle alte ripetizioni (es. 3x40% 1RM, <60’’) per sviluppare le capacità condizionali (ipertrofia, forza, resistenza muscolare locale) e la performance negli sport di endurance (ciclismo, canottaggio, cross-country ski, tennis), intermittenti (calcio, rugby) e nel fitness-bodybuilding

Introduzione

La capacità di mantenere un’elevata potenza/velocità per tempi lunghi (resistenza muscolare locale) è una caratteristica molto importante per una varietà di sport tra cui quelli individuali (ciclismo e corsa (1), canoa e canottaggio (2), cross-country ski (3), tennis), ma anche in quelli collettivi “intermittenti” come calcio e rugby (4). Proprio per questo fine i preparatori fisici implementano metodologie per aumentare la resistenza alla fatica contro bassi carichi. Ovviamente, i protocolli e gli strumenti devono essere contestualizzati sul modello prestativo e sull’individuo. Inoltre, questa tipologia di esercizio può essere implementata per tutti quegli atleti o amatori che vogliono sviluppare l’ipertrofia in un contesto di bodybuilding o di fitness, ma si può anche adattare per allenare gli anziani. Per quest’ultimo caso i benefici sono un peso più accessibile, in particolare per chi soffre di osteoporosi e/o non ha mai avuto una attività fisica strutturata nella giovinezza. Questo articolo mostra le ultime evidenze e l’applicazione pratica di questa metodologia solo nella preparazione fisica e nel fitness, lasciando ad altri autori l’approfondimento negli anziani.

Resistenza muscolare locale (RML)

La resistenza muscolare locale si basa sul concetto di continuum delle ripetizioni conosciuto anche come “strength-endurance-continuum” negli esercizi con sovraccarico.

La RML si sviluppa tradizionalmente con serie multiple (solitamente >3) con un carico ≤67% 1 RM ed un tempo di recupero tra di esse di 60 secondi o inferiore (5)(6). In soggetti non allenati si può assistere a protocolli iniziali di 4x15@60%1RM, 60’’, mentre in atleti d’élite, come potrebbero essere dei canottieri, si prescrivono anche delle sedute con 4x40@40kg, 30’’ o dove si cerca di accumulare più lavoro in un tempo predefinito (es. max reps in 15 minuti con recupero a piacimento tra di esse). Come si può notare da questi esempi si può differenziare tra carico relativo, in cui si indica il numero di ripetizioni che si possono eseguire con un determinata percentuale relativa (15@60%1RM), e carico assoluto, in cui si indica il numero di ripetizioni da effettuare con un determinato carico (5). Per il recupero enormemente ridotto (≤60’’) non è possibile mantenere lo stesso numero di ripetizioni in ognuna delle serie prescritte, di conseguenza è necessario ridurre progressivamente il carico (7).

Riduzione del numero delle ripetizioni in differenti protocolli allo squat (4x15@60% 1RM con 30’’, 60’’ o 120’’ secondi di recupero tra le serie. Tratta da (Willardson & Burkett, 2006)

Reclutamento delle unità motorie

Prima di continuare nella spiegazione è necessario inserire il concetto del reclutamento delle unità motorie (UM). Dal principio di Henneman e da recentissimi studi si sa che se una serie a basso carico è protratta a cedimento muscolare si ha comunque il reclutamento delle UM ad alta soglia nelle ultime ripetizioni (8)(9). Questa informazione è rilevante per l’adattamento ipertrofico della RML. Per un approfondimento seguire questo link – Principio di Henneman.


Adattamenti fisiologici della resistenza muscolare locale

Capacità condizionali

Resistenza muscolare locale. Un allenamento di resistenza muscolare locale aumenta maggiormente il numero di ripetizioni eseguibili a cedimento con un carico basso rispetto ad un protocollo svolto nel range di forza (10)(7). Questo fa parte dell’adattamento specifico della metodologia della RML nel continuum delle ripetizioni (7).

Ipertrofia muscolare. Ci sono prove che l’utilizzo di carichi bassi protratti a cedimento concentrico (30% 1RM) mostrino adattamenti ipertrofici non statisticamente differenti rispetto ad un allenamento con carichi medio-alti (>75% 1RM) in soggetti scarsamente allenati (11)(12)(10)(13)(14)(15). Inoltre, questi adattamenti sono simili sia per le fibre di Tipo I (ossidative) che di Tipo II (glicolitiche) (12)(16)(17). Queste evidenze mostrerebbero come il confine del range ottimale delle ripetizioni per l’ipertrofia sia molto labile e non specificatamente alle 6-12. Dall’altra parte, però, ci sono autori che hanno ipotizzato una differenziazione nell’ipertrofia delle fibre, con quelle a contrazione lenta maggiormente sviluppate negli allenamenti di RML (18)(19)(20), mentre quelle veloci stimolate con i protocolli ad alte intensità (21)(19). Infatti, uno studio capostipite di Campos (2002) mostra che l’ipertrofia è specifica per il range delle ripetizioni utilizzate con un incremento superiore della sezione trasversa delle fibre stimolate dopo allenamenti a medio-alto carico (7). Ad oggi, con una metanalisi recentissima di Grgic (2020) si mostra che non ci sono differenze statistiche nell’adattamento ipertrofico sia in riferimento alle fibre di Tipo I che di Tipo II confrontando un allenamento di RML con uno a basse ripetizioni entrambi a cedimento (≤50% 1RM vs ≥75% 1RM,) (22). Quindi, dalla metanalisi, limitata da una scarsità di studi su cui è redatta, non si riesce a concludere con forza se un allenamento a basso carico e a cedimento sia maggiormente efficace per l’ipertrofia rispetto ad uno ad alto carico ad esaurimento o viceversa (22). Al contrario, però, se l’allenamento a bassi carichi ed alte ripetizioni non è svolto a cedimento si hanno minori guadagni ipertrofici rispetto ad un protocollo 1-12 RM (19).

Aumento della sezione trasversa delle fibre di Tipo I e II dopo tre differenti protocolli: 30% a cedimento, 80% a cedimento, 30% a volume equalizzato. * indica una differenza statistica tra pre-post intervento. Tratta da (Lim et al., 2019).

Forza muscolare. Ci sono prove che un allenamento di resistenza muscolare ed uno a bassa ripetizioni con alto carico abbiano adattamenti simili nella forza se anche il primo protocollo sia a cedimento (12)(16)(23). Al contrario, ci sono innumerevoli prove (13) che un allenamento tra il range 1-6 RM permetta un incremento maggiore nella forza rispetto al gruppo a basso carico (19,6 vs 8,8% per lo squat e 6,5% vs 2,0% panca piana) (10). Questo è stato mostrato anche da una recente metanalisi nelle ripetizioni eccentriche-concentriche, ma non nelle isometriche (17). Infatti, si sa che allenarsi ad alte intensità permette di stimolare maggiormente gli adattamenti neurali con anche una riduzione del suo costo per produrre la stessa forza submassimale. Questo è uno dei principali motivi per cui alte intensità permettono un aumento maggiore dell’ 1-RM rispetto ad allenamenti a carichi bassi (24). Invece, se si confrontano solo i protocolli a basse intensità relative (1x50%, 3x50%, 1x20%, 3x20%) non ci sono differenze nella forza muscolare alla leg extension (rispettivamente 18,6%; 26,8%, 18,5%, 21,6% (14). Quindi, per la specificità del continuum delle ripetizioni un allenamento ≥80% permette adattamenti maggiori nel massimale rispetto ad un allenamento di resistenza muscolare nonostante sia protratto a cedimento.

Adattamenti fisiologici

Funzioni mitocondriali. La RML permette un adattamento degli enzimi ossidativi, capillarizzazione e densità mitocondriale come potrebbero essere modificati da un allenamento di fondo a bassa o alta intensità (LT o HIIT). L’allenamento a basso carico e a cedimento (30% 1RM) rispetto all’80% a cedimento o al 30% a volume equalizzato è l’unico che mostra i maggiori guadagni nello sviluppo delle proteine mitocondriali (12).

Adattamenti prestativi

Tempo ad esaurimento. Il tempo ad esaurimento aumenta maggiormente con il gruppo ad alte ripetizioni rispetto a quello a basse o medie ripetizioni (7). In soggetti allenati nell’endurance un allenamento ad alte ripetizioni per 8 settimane permette di aumentare maggiormente la potenza alla seconda soglia ventilatoria (OBLA) (18 ± 15 W vs -3,5 ± 20 W, p<0,05) ed il VO2 relativo alla stessa intensità rispetto al gruppo di controllo con solo allenamenti di fondo (25)(26). Invece, se questo protocollo fosse implementato solo per 4 settimane non si riscontra questo beneficio (27)(28). Quindi, implementare un macrociclo di almeno 8 settimane di RML consente di aumentare la prestazione negli sport di fondo come ciclismo, corsa e cross-country ski.


Risposte metaboliche

Un allenamento di RML permette un accumulo di lattato e riduzione del pH simile a quelli rilevati dai protocolli di HIIT, infatti la risposta media può anche essere di 10,5 ± 1,9 mmol/L (28) (per saperne di più sull’HIIT seguire questo link) (29)(30)(31). I valori raggiunti sono sicuramente superiori a quelli monitorati nelle sedute di forza tradizionale (29). Soggetti moderatamente allenati (>40 ml kg-1 min-1) dopo otto protocolli di 4x12-15@50%1RM, 30’’ hanno mostrato i seguenti accumuli di lattato (valori medi) [Figura] (28).

Accumulo di lattato dopo otto differenti allenamenti di resistenza muscolare locale. Tratta da (Farrell III et al., 2017)

Percezione della fatica

I soggetti che eseguono il protocollo di resistenza muscolare locale hanno una percezione della fatica maggiore rispetto a quelli che applicano carichi più alti e meno ripetizioni. Ciò è dovuto principalmente all’accumulo di lattato (32)(33). Lo stesso risultato è stato mostrato anche in riferimento alle contrazioni isometriche (34). Dato l’elevato stress psicofisico è necessario un graduale adattamento per poter protrarre nel tempo l’esercitazione con alti livelli di metaboliti accumulati.

Test per la resistenza muscolare

Negli anni sono stati sviluppato differenti test per valutare questa capacità condizionale (elenco non esaustivo):

· Test massimale di numero di piegamenti sulle braccia, sulle gambe e trazioni o di sit-up;

· Test massimale di numero di ripetizioni alla panca piana e rematore prono con carico assoluto di 55kg (svolto nella canoa e kayak) (35) o con un carico relativo (es. 45% 1 RM);

· Test massimale di numero di ripetizioni in 2 minuti in un determinato esercizio con un dato carico (35);

Quindi, si possono utilizzare e prescrivere i test con carichi assoluti (es. 40kg), relativi (es. 45% 1 RM) e a tempo (es. massimo numero di ripetizioni in 1-15 minuti).


Caffeina e resistenza muscolare locale

Da uno studio singolo la caffeina ha aumentato la prestazione di forza della parte superiore e inferiore del corpo, ma non della resistenza muscolare locale (36). Probabilmente perché non riesce a contrastare lo stress derivato dall’accumulo di La- (34). La limitazione è che la dose applicata nello studio è “relativamente” bassa (1,5 ± 0,8 mg/kg).


Individualizzazione della risposta

Tutti gli allenamenti devono essere individualizzati in quanto si conosce che esiste un range molto ampio di accumulo di lattato dopo un protocollo di resistenza muscolare locale (7,0 ± 0,7 a 13,8 ± 1,7 mmol/L) (28) e si può speculare che sia anche dipendente dal grado di allenamento cardiovascolare (VO2max), dalla quantità di tipologie fibre muscolari (I, II) così come dall’alimentazione tenuta nei giorni precedenti l’allenamento.


Limitazioni

Una delle limitazioni di tutti gli studi precedenti (metanalisi di conseguenza) è che gli esercizi utilizzati e i test effettuati sono praticamente diversi in ogni ricerca: dal test isometrico a quello eccentrico-concentrico su esercizio mono o multiarticolare. Di conseguenza è difficile poter quantificare una risposta media. Inoltre, si aggiunge il problema di come misurare l’ipertrofia (con risonanza magnetica o biopsia?). Per una conoscenza più approfondita si rimanda a questa ricerca critica (37).

Applicazione pratica


Sicuramente per poter utilizzare questa metodologia al suo “limite” deve essere introdotta gradualmente in quanto il primo anello debole è la sfera psicologica (il saper protrarre l’allenamento sotto grandi quantità di acido lattico). Di conseguenza è necessario costruire un piano a lungo termine per il singolo individuo come avviene negli sport come la canoa e il canottaggio. Inoltre, dovrebbe anche essere tenuto per brevi periodi per la quantità di fatica neuromuscolare e stress derivato.

Solitamente negli sport competitivi (individuali e di squadra) si applica per non più di 3-4 microcicli e si fa seguire da una fase di scarico. Da notare che in uno sport individuale di resistenza si ha una maggior capacità di resistere a tali allenamenti rispetto ad uno sport di squadra. Infatti, in uno sport collettivo la resistenza muscolare locale intesa come una seduta interamente “lattacida” potrebbe essere inserita solo due volte nella stagione: durante la pre-season ed ipoteticamente durante la seconda fase di breve accumulo invernale. Anche se solitamente in quest’ultimo periodo il tempo a disposizione e la stanchezza accumulata non lo permettono.

Riassunto:

Ø Aumentare i livelli di forza assoluta (1 RM) permette di avere una percentuale relativa minore allo stesso carico submassimale, di conseguenza gli allenamenti a carichi assoluti predefiniti diventano più leggeri (38).

Ø I protocolli di resistenza muscolare locale si possono implementare come circuiti o ad esercizi.

Ø In uno sport di squadra a sforzi intermittenti e ripetuti (es. rugby, calcio, ecc.) si può applicare in precampionato e forse nella seconda fase di accumulo invernale

Ø In uno sport di resistenza individuale (es. ciclismo, corsa, canottaggio, ecc.) si inserisce a cicli alterni con la forza massima, potenza e scarico (per un approfondimento sul Taper). Di conseguenza in un anno potrebbe anche essere utilizzato per un totale di 10-16 settimane.

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