Fatica acuta, Overreaching (Non) funzionale ed Overtraining nello sport d'élite
Fatica acuta, Overreaching (Non) funzionale ed Overtraining nello sport d'élite
Spiegazione scientifica del TAPER (scarico) nella periodizzazione sportiva
Condizioni di sottoprestazione sportiva
Fatica acuta (FA)
Si può definire che un atleta sia in fatica acuta (o affaticamento acuto) quando, in una ipotetica periodizzazione alternata di giornate a medio-alto-basso carico ripetute due volte a settimana, il soggetto ha una riduzione leggera, ma insignificante, della prestazione dopo il primo blocco (lun-mer), mentre la performance viene ripristinata ed aumentata dopo il recupero programmato alla fine della seconda parte del microciclo. In questo modo, ogni settimana si supercompensa la fatica che non viene, quindi, accumulata in maniera cronica.
Rappresentazione ipotetica e speculativa dell'autore di una settimana che porta solo all'affaticamento acuto
Overreaching funzionale (OF)
Quando si programmano dei microcicli che portano in sovraccarico l’intero sistema corpo, se non sono seguiti da un periodo adeguato di recupero (scarico o “taper”), si può osservare che al loro termine sia presente una riduzione della prestazione. Se dopo un periodo limitato di recupero (<14 giorni) la prestazione si ripristina al livvelo pre-sovraccarico ed incrementa si è stati in una situazione di overreaching funzionale (OF). L’OF è un accumulo di stress generali (della vita di tutti i giorni, psicosociali e dall’attività sportiva) e può non mostrare alcuna tipologia di sintomi fisiologici e psicologici, quindi, lo si riconosce solo da una riduzione nel valore della variabile monitorata nei test prestativi di controllo (5,46,47) come, ad esempio, una diminuzione del tempo di percorrenza o potenza media erogata in un determinato TimeTrial o CMJ. Portare l’atleta in una condizione di overreaching funzionale è tradizionalmente il metodo più usato per poter aumentare il massimo consumo di ossigeno e ridurre il tempo di percorrenza (time trial) dopo la fase di scarico, però da studi recenti sembra che gli atleti di endurance, per massimizzare la competitività, non debbano raggiungere per forza l’overreaching funzionale, ma solo una “sintomatologia” di fatica acuta. Infatti, chi è andato in OF, dopo la fase di scarico, ha avuto un incremento minore della prestazione rispetto al gruppo che ha avuto un sovraccarico tendente alla sintomatologia di affaticamento (48). Si sa, inoltre, che la nozione che prima del taper bisogna avere un grande aumento del carico di lavoro risultante nell’OF per massimizzare i guadagni è stata ottenuta solo tramite modelli matematici (49), ma non è mai stata applicata e studiata nella realtà (48). Si ipotizza quindi che non sempre l’overreaching funzionale sia veramente la scelta migliore per poter aumentare la performance in quanto porta ad adattamenti negativi ormonali, cardiovascolari e metabolici rispetto a chi è solo in affaticamento acuto (50).
Overreaching non funzionale (ONF)
Al contrario, quando si programmano periodi di allenamento in cui ad un aumento del carico (inteso in generale come stress dovuti dallo sport ma anche psico-sociali) non corrisponde un adeguato recupero si può incorrere in uno stato di Overreaching non funzionale (ONF) (5). L’ONF è identificabile sull’atleta da una diminuzione della prestazione che solitamente necessita di alcune settimane e/o mesi per essere rigenerata al livello precedente (5). Si può identificare da riduzioni dell’umore o un aumento della percezione della fatica, così come da altri fattori fisiologici (FCmax diminuita, variabilità della frequenza cardiaca alterata ecc.) e biochimici (livelli di cortisolo e testosterone) (51,52). Questo stato può esporre l’atleta ad un maggior rischio di sintomatologia influenzale in quanto le sue difese immunitarie sono ridotte. Molte ricerche per diagnosticare l’ONF hanno utilizzato un numero arbitrario di riduzioni negative di variabili prestative, marker fisiologici e biochimici. Gli autori Slivka & Ruby (2010), in un gruppo di ciclisti (VO2max 63 ± 2 ml kg-1 min-1) durante un protocollo di sovraccarico di 3211 km in 21 giorni (+418 ± 142% di aumento rispetto i due mesi precedenti), hanno usato come criterio la variazione di almeno due indici sui quattro totali monitorati: un aumento >5% della prestazione in un test Time Trial di 1 ora [1h TT], un aumento >10% nella FCriposo, un aumento della FCsubmax a parità di lavoro più della differenza rilevata tra giorni diversi (8 bpm) e un incremento >30% della riduzione del rapporto testosterone:cortisolo. (53).
Sindrome da Overtraining (OT)
Nel caso in cui l’ONF non venga diagnosticato e si prosegua con gli eventi stressanti si può incorrere nell’Overtraining (OT) e, in seguito, nella sindrome da Overtraining (OTS). L’OT è un decremento della prestazione su un lungo periodo e il suo recupero impiega mesi (5). Si parla di overtraining riferendosi al passaggio labile tra ONF fino all’inizio dei sintomi da OTS, mentre si è in quest’ultima situazione quando si hanno i disturbi clinici e patofisiologici. Lo stress dalla vita quotidiana e dal carico di allenamento è stato indicato come il principale fattore di questa sindrome, nonostante ad oggi manchi un marker affidabile e valido per poterla diagnosticare con sicurezza (5,269). Si ritiene che fino al 30% di tutti gli atleti di sport di lunga durata d’élite mostrino segni di ONF od OT (5,55,60,61) ed è anche presente in giovanissimi, in quanto in un questionario su 376 ragazzini tra gli 11 e 18 anni è stato riportato che almeno il 29% ha avuto una volta una sindrome da sotto-prestazione sportiva non spiegabile che è maggiormente presente in sport individuali rispetto a quelli collettivi (37% vs 17%), in atleti internazionali e nazionali rispetto ai semiprofessionisti (45%, 37% e 20% rispettivamente) e nelle femmine rispetto ai maschi (36% vs 26%) (54).
Rappresentazione schematica del continuum dell’allenamento e delle forme di sottoprestazione (OF, ONF, OTS) in funzione del tempo. Tratta da Vrijkotte et al., 2018. Da notare come la fatica acuta in questa rappresentazione esemplificativa abbia un minor guadagno prestativo rispetto all’OF.
La sindrome da OT è stata divisa in sindrome simpatica e parasimpatica (269). La prima è caratterizzata da un aumento del tono simpatico a riposo ed è più comune negli sport di velocità (anaerobici), mentre la seconda è caratterizzata da una prevalenza dal sistema parasimpatico a riposo ed è comune negli atleti di fondo (aerobici di lunga durata) (57,58). La prima condizione si pensa si manifesti all’inizio dell’OT, mentre col proseguire del tempo il sistema simpatico si riduce e prevale il sistema parasimpatico (59). Negli sport con sovraccarichi la ricerca non si è ancora sviluppata, anche se si ritiene che i sintomi siano diversi dagli sport aerobici (270) e siano da attribuire a frequenti sedute con carichi di lavoro ad alta intensità e una ridotta variazione degli stimoli (62). Questa sindrome può portare a conseguenze negative come: aumento della possibilità di contrarre infezioni, aumento del rischio di infortuni, depressione, ansia, irritabilità, alterata risposta al lattato e all’esercizio, elevata infiammazione, riduzione dell’economia del gesto, ridotta eccitabilità neuromuscolare e ridotto appetito, per cui bisogna attuare tutte le precauzioni necessarie affinché si verifichi il meno possibile durante la propria attività di allenatore/preparatore sportivo (4). Si può notare come questa sindrome porti squilibri in ogni sistema corporeo (cardiovascolare, respiratorio, ormonale, metabolico) e psicologico.
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