Concussioni sportive: definizione, cause ed epidemiologia negli sport individuali e di squadra

Concussioni sportive: definizione, cause ed epidemiologia negli sport



INTRODUZIONE

L’infortunio traumatico al cervello (traumatic brain injury, TBI) era chiamato fino a poco tempo fa come l’epidemia silenziosa. La TBI secondo l’organizzazione mondiale della sanità rappresenterà una delle cause emergenti di disabilità acquisita nei prossimi anni. La concussione nel 2008 è stata definita come “un complesso processo pato-fisiologico che interessa il cervello, indotto da una forza biomeccanica traumatica”. La TBI può essere causata da un colpo diretto alla testa oppure come conseguenza di una forza accelerativa alla stessa (come avviene, ad esempio, quando si frena improvvisamente in auto e il “cervello” impatta contro la parte interna del cranio) (Saffary et al., 2012).

EPIDEMIOLOGIA DELLE CONCUSSIONI NEGLI SPORT

In America tra il 2008 ed il 2010, gli sport a più alta incidenza di concussioni sono il football americano maschile (47,1%) seguito dal calcio femminile (8,2%), wrestling maschile (5,8%) e basketball femminile (5,5%). Invece, la causa prevalente della TBI è stata un contatto tra giocatori (70,3%) ed un contatto con una superficie di gioco (17,2%) (Marar et al., 2012). Sempre da un’altra indagine americana su atleti di NCAA tra il 2013 ed il 2014 si mostra come il football americano sia sempre primo seguito dall’hockey su ghiaccio maschile (Zuckerman et al., 2015). Anche il ciclismo è uno sport ad alto rischio di concussioni (Helmich et al., 2019) ed il calcio non è esente da tali traumi in particolare durante i colpi di testa in quanto si possono stoppare palloni anche a 120 km/h (Levy et al., 2012; Maher et al., 2014). Infatti, la testa mentre si oppone al pallone ha una forza gravitazionale di 54g, mentre nel football americano e nell’hockey si hanno, rispettivamente, 29g e 35g (RS et al., 2000), di conseguenza è un’azione potenzialmente pericolosa. Anche lo sport del rugby professionistico è interessato dalle concussioni, in particolare nel rugby-7s rispetto al rugby-15s sia come incidenza che come gravità (Fuller et al., 2015). Negli sport da combattimento si ritiene che ci sia la più alta concentrazione di concussioni in quanto la maggior parte degli incontri si vince per knockout all’avversario.

Probabilità della concussione come funzione dell’accelerazione lineare massima. Tratta da (J. et al., 2000)

EFFETTI A LUNGO TERMINE DELLE CONCUSSIONI

Chi ha subito una concussione nel passato è più soggetto ad averne una nuova (del +300%) se si trova nelle “condizioni giuste”. Nel lungo periodo ci sono riduzioni delle capacità cognitive; infatti, è stato coniato il termine “demenza pugilistica” che descrive una encefalopatia traumatica cronica con sintomi che includono confusione, tremori, sintomi del Parkinson e riduzioni della capacità cognitive in risposta ad un continuo trauma al cervello (Saffary et al., 2012).


Per finire si inserisce l’osservazione di Giza e colleghi (2017):

Conclusions: Risks and Benefits of Sports: Impacting one’s brain repeatedly is not a good thing. However, equating sports participation with smoking or calling for a ban on all contact sports oversimplifies a complex equation. Similar or maybe greater risks accrue to the inactive brain, or the brain in an inactive body.” (Giza et al., 2017).


BIBLIOGRAFIA

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